L’appropriazione indebita rappresenta uno dei delitti contro il patrimonio di più frequente commissione nel contesto giuridico penale, che si configura quando un soggetto, con l’intenzione di procurare un profitto ingiusto per sé o per altri, si appropria del denaro o di una cosa mobile che è già in suo possesso ma di cui non è il legittimo proprietario. L’ordinamento giuridico italiano, nel Codice Penale all’articolo 646, definisce chiaramente le condizioni e le pene per questo tipo di comportamento illecito. In questo articolo esploreremo la definizione legale del reato, le sue implicazioni giuridiche, le circostanze in cui si configura e le pene previste per chi lo commette.
Indice
Cos’è il reato di appropriazione indebita
Il reato di appropriazione indebita è contemplato dall’ordinamento giuridico italiano, precisamente all’articolo 646 del Codice Penale. Esso consiste nell’appropriarsi di denaro o cose mobili di cui si ha legittimamente il possesso, ma senza averne il diritto, al fine di procurare un ingiusto profitto, per sé o per altri. Tale fattispecie penale si distingue da quella di furto (art. 624 c.p.) in quanto non implica la sottrazione fisica della cosa, piuttosto il mancato rispetto del diritto del legittimo proprietario di disporre del proprio bene.
La normativa di riferimento
Il reato di appropriazione indebita è regolato dall’articolo 646 del Codice Penale italiano. Questo articolo indica gli elementi della fattispecie e le relative pene prevedendo la reclusione da due a cinque anni e una multa da 1.000 a 3.000 euro per il suo autore.
Appropriazione indebita: quando si configura il reato
Il reato di appropriazione indebita si configura quando un soggetto, che ha il possesso di un bene mobile o di denaro appartenente ad un’altra persona, decide di trattenere ed utilizzare questo bene, contro la volontà del legittimo proprietario, con l’intento di trarne un vantaggio per sé o per altri; vantaggio, qualificato come “ingiusto” poiché derivante da un’attività ab origine illecita.
Appropriazione indebita: gli elementi costitutivi del reato
Gli elementi costitutivi della fattispecie relativa al reato di appropriazione indebita che devono essere necessariamente presenti ai fini della sua configurazione sono di seguito indicati:
- Possesso legittimo: L’autore del reato deve avere il possesso o la detenzione del bene mobile in questione. Questo può avvenire per diverse ragioni quali, ad esempio, la consegna della cosa in capo all’autore del reato in qualità di depositario e/o custode.
- Mancanza di consenso: L’appropriazione indebita si verifica quando l’autore del reato continua a detenere il bene senza il consenso del legittimo proprietario, violando così il diritto di proprietà di quest’ultimo.
- Intento di trarre profitto ingiusto: È essenziale che il soggetto abbia l’intento (dolo specifico) di trarre un profitto ingiusto, per sé o per altri, utilizzando il bene di cui è in possesso. Questo elemento rappresenta l’elemento soggettivo della fattispecie, come detto, consistente in un dolo specifico, ovverosia nella consapevolezza e volontà di attuare un comportamento illegittimo per raggiungere una determinata finalità.
- Atto di appropriazione: Il reato è istantaneo nel momento in cui il soggetto compie l’atto di dominio sulla cosa, manifestando la volontà di considerare il bene come proprio, contrariamente al diritto del legittimo proprietario. Tale aspetto, è giuridicamente indicato con la locuzione interversione del possesso atta ad indicare, appunto, il mutamento della detenzione in possesso o del possesso corrispondente all‘esercizio di un diritto reale su cosa altrui in possesso coincidente all‘esercizio del diritto di proprietà.
- Modalità di esecuzione: L’appropriazione indebita può manifestarsi in varie modalità, come la mancata restituzione di un prestito o di un deposito, l’uso improprio della cosa o la sua cessione a terzi senza autorizzazione. Ogni azione deve essere compiuta con l’intenzione di trarre un vantaggio personale o di terzi.
Cos’è l’approvazione indebita aggravata
L’approvazione indebita aggravata rappresenta una forma più grave del reato di appropriazione indebita, ed è prevista all’articolo 646, comma 2 c.p.. Questa fattispecie aggravata si configura quando il reato viene commesso su beni di cui il soggetto è in possesso a titolo di deposito necessario, ovverosia quando l’autore del reato ha la detenzione del bene non per propria scelta, ma in virtù di circostanze impreviste come un incendio, un saccheggio o un naufragio. In questi casi, il proprietario del bene non decide volontariamente di consegnarlo all’autore del reato, configurando pertanto un atto volontario, ma è costretto alla consegna a causa di una necessità o di un obbligo imposto dalle predette circostanze.
Appropriazione indebita: procedibilità
La procedibilità prevista per il delitto di appropriazione indebita è subordinata alla presentazione di una querela da parte della persona offesa. Questo significa che il procedimento penale può essere avviato solo se quest’ultima decide di avanzare un’accusa formale contro l’autore del reato.
La querela rappresenta quindi una condizione di procedibilità necessaria per il perseguimento del reato di appropriazione indebita e per l’avvio del relativo procedimento. Essa deve essere presentata direttamente dalla persona che ha subito il danno nel termine di 90 giorni dal momento della conoscenza dell’atto di appropriazione, può essere depositata presso le Autorità competenti personalmente dalla persona offesa o per il mezzo di un procuratore speciale e deve contenere una descrizione dettagliata del fatto, il nominativo dell’autore del reato (se noto) e la richiesta di accertamento di eventuali responsabilità penali in capo all’autore.
Questa condizione pone l’accento sull’autonomia e sulla volontà della vittima nel decidere se perseguire penalmente il responsabile dell’appropriazione indebita. In mancanza della querela, il reato non può essere perseguito.
Si precisa infine che per i fatti perseguibili a querela ai sensi dell’art. 646, 2° co. o aggravati dalle circostanze di cui all’art. 61, 1° co., n. 11, si procede d’ufficio qualora ricorrano circostanze aggravanti ad effetto speciale ovvero se la persona offesa è incapace per età o per infermità o se il danno arrecato alla persona offesa è di rilevante gravità.
Appropriazione indebita: le pene previste
L’art.646 del codice penale oltre ad indicare gli elementi necessari ai fini della configurazione del delitto di appropriazione indebita, prevede specifiche pene per chi commette tale reato. Le stesse sono state incrementate con l’entrata in vigore della Legge n. 3 del 2019, nota anche come “legge spazza corrotti”, con l’obiettivo di rafforzare la tutela del patrimonio.
Secondo l’attuale normativa, quindi, chiunque si appropria del denaro o di una cosa mobile altrui di cui ha il possesso, a qualsiasi titolo, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, è punito con la reclusione da due a cinque anni e con una multa che va da 1.000 a 3.000 euro.
È importante sottolineare, come visto precedentemente, che la pena può essere aumentata qualora il reato sia commesso su cose possedute a titolo di deposito necessario (forma aggravata). Tuttavia, la legge non specifica l’ammontare preciso dell’incremento della pena in questo caso specifico, rimettendone la determinazione alla discrezionalità del Giudice che, in ogni caso, deve operare con riguardo ai criteri indicati dalla legislazione vigente, non potendo operare aumenti di pena superiori ad ⅓ della pena base (il richiamo è all’art. 64 c.p.).
Conclusioni: L’importanza di rivolgersi ad uno studio legale
Rivolgersi ad uno studio legale competente è essenziale in caso di accuse di appropriazione indebita, poiché uno studio legale può assistere il cliente nel comprendere le implicazioni legali, preparare una difesa efficace oppure rappresentare l’imputato durante tutto il processo giudiziario. La conoscenza delle leggi e delle normative pertinenti, unita all’esperienza pratica nel campo del diritto penale, consente agli avvocati di fornire un supporto adeguato e mirato alle esigenze specifiche del caso.
Inoltre, rivolgersi ad uno studio legale offre anche la possibilità di esplorare opzioni alternative, ed evitare processi lunghi e costosi, garantendo al contempo una tutela legale efficace e una gestione appropriata delle conseguenze legali.
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Avv. Adele Antonini